mercoledì 2 dicembre 2015

terrorism... blood donation...

Sono dell'idea, come ho già sottolineato di recente, che nelle tragedie, quelle serie, quelle che vengono urlate sui giornali... come quella successa poco tempo fa in Francia, c'é sempre un retrogusto dolce amaro, affascinante.
Una tragedia ha sempre un gusto dolciastro.
Dopo gli attentati in tutta Europa sono andati a donare il sangue.
Tutt'ora in Piazzale cadorna, c'é un padiglione per andare a donare il sangue.
Oggi c'era coda... neanche da Bendel sulla quinta, con gli sconti al 90%, c'é una coda lunga come quella che ho visto oggi.
Sono della convinzione che le tragedie, periodicamente debbano esserci.
Come se vi fosse una cadenza periodica, non solo regolare, ma anche necessaria.
Come se ricordasse a tutti quanti, grandi e piccini, che non siamo soli; che abbiamo sempre un vicino di casa, in senso lato e letterale, che é, per l'appunto, un nostro vicino, in compagno in questo mondo chiamato Terra, chiamato Società Civilizzata.
Il boom registrato é stato quasi iperbolico....
In Italia....
In Francia...
In tutta Europa...
Una grande iperbole crescente.
Terrorismo.
Un fenomeno interessante, economicamente e socialmente parlando.
Terroristi che danno attentati in Europa con armi europee.
Terroristi che ricordano a milioni di cittadini europei quanto sua fragile e, soprattutto, preziosa la loro vita.
Milioni, miliardi di gocce di sangue donati.
Ipocrisia.
Donare é stato il modo di tutti di aiutare, simbolicamente, il prossimo parigino.
Donare é stato il modo, in lontananza, di sentirsi persone migliori, più a posto con la comune ingorda coscienza.
Agli occhi della pubblica opinione, sembra quasi che solo in occasioni simili ci sia bisogno di sangue.
Sono andato avanti quasi un anno a trasfusioni di sangue, plasma e piastrine.

Una dose giornaliera di 0+ e, la giornata, torna sempre a sorridere ad un ragazzo di 19 anni scarsi malato di una forma grave di Aplasia midollare severa.
Aplasia Midollare Severa... Poco più di trecento casi nel mondo, é un caso limite.
Il mio caso limite.
La realtà é che sono milioni i ragazzi, ragazze, uomini, donne... bambini che tutti i giorni necessitano di sangue.
Può essere il nostro vicino di casa, oo un nostro amico.
Ognuno di noi può essere quel fortunato essere Leucemico.
Eppure, sembra che vai nessuno si ricordi che tutti i giorni si ha bisogno di sangue.
Solo davanti ad un atto terroristico ci fingiamo persone solidali verso il prossimo, buone e molte altre false ipocrisie.
Mi sorge spontanea unaonanda, rivolta a tutti coloro che hanno donato il sangue dopo la questione francese...
"Quanti di voi donano abitualmente il sangue?"
La risposta, sarebbe solo, nella maggioranza dei casi, il sonoro simbolo della generale ipocrisia
.



martedì 17 novembre 2015

un libro, un motivo.... vanità...

Non scrivo da tempo, non qui per lo meno.
Un nuovo progetto.

La mia vita é fatta di nuovi progetti... si rincorrono, uno dietro l'altro, veloci, come lampi nel cielo.
Ogni progetto, ogni volta, é una speranza, perché nonostante tutto il potenziale che si può avere, ma soprattutto le capacità, nel mio settore é tutto, sempre, un grande punto di domanda.

La mia vita é fatta di speranze.... si susseguono, veloci.

Scrivo, nella speranza di comunicare qualcosa.... Forse, scrivo per puro e semplice narcisismo. In realtà, poco importa la motivazione, semplicemente scrivo.

Mi sento brutalmente bloccato.
Dopo aver scritto trecento pagine, sono li, davanti ad una nuova pagina, all'inizio di un nuovo capitolo è, nonostante sappia cosa scrivere, mi ritrovo a  pensare ad altro .
Mi ritrovo a pensare al perché.
Perché scrivere?
Per comunicare?
Ma comunicare con chi?
Con un mondo irragionevole, stupido?
Per comunicare con un branco di esseri  dai quali mi sento diverso?

Vivo in una società che basa la propria vita su ideologie vecchie di migliaia di anni.
Idee retrograde e  totalmente insensate.
Un mondo che si scandalizza davanti al nulla e rimane impassibile davanti alle cose che dovrebbero segnarla e, per l'appunto, scandalizzarla.

Proprio di recente l'opinione pubblica ha puntato il dito contro un cantante, noto per il suo apparire controcorrente, perché alla fine di un suo concerto ha bruciato su un palco una copia qualsiasi di un libro chiamato Bibbia.
Tralascerei, forse per non sembrare polemico, diatribe varie sulla sacralità che al giorno d'oggi diano al libro "compia&incolla" fantasy più venduto nella storia.
Tralasciando ciò, trovo ridicolo che si parli tanto di un fatto del genere e si rimanga in silenzio davanti ad un ragazzo che muore, suicida, perché omosessuale.,
O non si parli del docente che fa fare lezione in corridoio al povero ragazzo finocchio, proprio perché finocchio.

Ma io per chi scrivo? Per comunicare con chi?
Con la giovane e ricca casalinga che non sa come perdere tempo e che, tra un'amante e l'altro, la domenica trova il tempo di andare a messa e definirsi una buona e praticante cristiana.

Ma io per chi scrivo? Forse proprio per uno di quei preti che la domenica dicono messa?
Si proprio quei preti che tra una domenica e l'altra, trovano tutto il tempo di girare la sera nei gay bar milanesi per avere il deretano o lo gnomo di qualcuno in cambio di droga e denaro... Del resto, la "beneficenza" verso il prossimo, é uno dei principali credo del cristianesimo.

Ma io per chi scrivo? Forse, per l'americana impiegata comunale che si rifiuta di rilasciare il documento matrimoniale ad una malcapitata coppia omosessuale?
Si io scrivo anche per lei che, aggrappandosi alle sue vanesie credenze religiose, si rifiuta di svolgere il proprio compito.... del resto siamo tutti d'accordo che questa stessa donna ha divorziato ben quattro volte in virtù della sua forte cristianità.

MA IO PER CHI, SCUSATE IL FRANCESISMO, CAZZIBUS SCRIVO?


Capitano periodiu come questi, i cui giorni, sono scanditi dai dolci rintocchi delle tragedie.
Tragedie serie e, altre ancora, pure e semplici frivolezze.

Scrivo per un branco di uomini che prima urlano alla tragedia, al dolore per la morte della regina del circo e, in seguito, quegli stessi uomini, urlano all'ipocrisia per lo stesso lutto.

Scrivo per un branco di uomini che urlano all'orrore davanti alla questione francese e si lanciano in uscite
 totalmente Anti-islamiche.
Poco dopo, però, proprio loro che fino a cinque minuti prima chiedevano a gran voce lo sterminio islamico di massa, urlano alla solo parziale colpa islamica.... "perché, loro, sono arretrati, indottrinati  e, quasi tutti, costretti da pochi alle azioni terrostiche compiute".
Sia chiaro, non sto dicendo che l'isis sia colpevole o meno di ciò accaduto.
Ne sto negando che quella accaduta in Francia non sia una tragedia.

Certo, sono più che convinto che in ogni tragedia ci sia qualcosa di meravigliosamente attraente e stupefacente.... come se quel numero troppo grande di morti, quelle infinite dolci  lacrime amare e quei corpi ormai senza vita servano, a noi rimasti illesi, a ricordarci che siamo vivi.
Come se ormai, in mezzo a questa noiosa vota fatta di  tutto e niente, non ci bastasse più svegliarci al mattino e, semplicemente,VIVERE.

Forse, questa mia distorta visione della vita , delle cose, del mondo... Mi porta non solo a scrivere, ma anche a chiedermi per chi davvero io scriva.

Del resto, con una visione tanto distaccatamente attacca del mondo, non posso che trovarmi a creare un rapporto intellettualmente conflittuale col mondo.

Forse, questa mia distorta visione della vita , delle cose, del mondo... Mi porta, inevitabilmente, a darmi una risposta. 
Una risposta molto semplice.
 Vanità. 
Pura e semplice vanità. 

Del resto Non credo esista cosa più vera e bella della  vanità stessa. 

Quella stessa vanità che mi ha portato a scrivere re il mio primo romanzo. (quella stessa vanità che mi porta dire... Scaricatelo, leggetelo e, se volete, fatemi sapere che be pensate via mail.
)








venerdì 11 settembre 2015

Strange golden age...

•31 Agosto 2015•

Sono Filippo, ho 22 anni, scrittore per passione, artista, fashion designer in erba. Vivo in un mondo più di là che di qua, che va oltre il materiale, che affonda le sue fondamenta nell'immaginario della mia mente.
Nonostante ciò, vivo a Milano, Italia, Unione Europea, Eurasia, mondo.
Oltre all'immateriale, la mia vita si svolge nel materiale. Un amaro mondo materiale.
Un mondo fatto di anacronismi, di contraddizioni, di ipocrisie e di una generale inutilità.
Vivo nel periodo storico che pre primo, ha assistito ad un velocissimo passo avanti in tutto... dallo sviluppo industriale, a quello della qualità di vita.
Negli ultimi cento anni sono stati fatti passi da gigante, così grande che mai si erano visti prima.
Nonostante ciò, viviamo ogni. Giorno una società gambero.
Una società che, se ha fatto passi enormi con lo sviluppo tecnico, dal punto di vista sociale va a ritroso.
Vivo in una società in cui il sindaco di Albettone, Vicenza, propone una tassa sugli omosessuali in quanto tali, perché "non possono avere figli". Non é un caso che l'ultima parte del periodo sia tra virgolette. Un rapporto sessuale tra due persone dello stesso sesso ovviamente non può portare ad un concepimento, ma non credo di vivere in una società firmata da individui Cisi stupidi da non sapere che esistono altri modi.... E il mondo, così ricco e povero, é pieno di bambini che chiedono solo una casa piena d'amore prima di ogni altra cosa!
Vivo in una società profondamente omofoba, anzi, che ha paura di tutto ciò che é diverso.... Dal frocio che cammina per strada, mano nella mano con il suo compagno, allo straniero.
Una società che troppo spesso dimentica la storia, il suo passato e le persone e gli avvenimenti che l'hanno portata dove é oggi.
Vedo ogni giorno ragazzini che odiano gli omosessuali, influenzato da quello che é innanzitutto il loro ambiente famigliare, che guardano al passato attraverso la patina ingannevole della televisione e della filmografia.... guardano a Sparta (attraverso il filtro del famoso 300) come la patria della vera mascolinità, del vero macho. Ma qualcuno di loro sa di adorare un film che parla e racconta le gesta di un branco di uomini finocchi? No.
Di parliamo proprio di Sparta, luogo dove i giovani appartenenti all'aristocrazia venivano strappati dalle braccia delle madri all'eta di due anni, per essere cresciuti come guerrieri. Crescevano a coppie di due e, insieme, scopriamo il mondo della sessualità, per lo più di carattere omosessuale.
L'essere omosessuali era talmente comune che, il giorno delle nozze, per consumare il matrimonio, le novelle mogli venivano tradizionalmente risate e vestite da uomo prima dell'atto.
Ma abbandoniamo i miti spartani e passiamo a Roma... Non ho idea di quanto omofobi da due soldi ho conosciuto com Cesare, Caio Giulio Cesare, tatuato da qualche parte sul loro misero corpo... proprio lui , Caio Finocchio Giulio Cesare. Del resto, la sua vita sessuale da Finocchiaro passiva non é un segreto per nessuno.
Vivo in un paese che si attacca alla "sua fede" cristiana per dire un netto no agli omosessuali.
Ma del resto l'ipocrisia é, ormai, il pane della vita. Si dice no all'omosessualità, perché immorale, dissolto  e quant altro; ma deve quasi essere un segreto che la sauna gay più grande d'Europa sta proprio nella Santa Città del Vaticano. Non da scandalo un prete che abusa di giovani bambini, passa quasi inosservato.
Non esiste ipocrisia migliore di quella di cui non si parla... I cruising Bar, luoghi di sesso, droga e prostituzione dove i preti, tanti preti, sono tesserati e clienti abituali, dove le elemosina lasciate in chiesa la domenica, le spendono per scoparsi o farsi scopare da marchette per lo più romene.
Un mondo in cui, dopo la morte della madre, un bimbo ancora piccolo e spaventato vede sparire, quasi nel nulla, i suoi nonni materni.
Un mondo in cui, quello stesso bambino, passato quasi vent'anni, passa la giornata a pensare a chiedersi come sia possibile che non non si siano mai fatti sentire in 20 ANNI, nemmeno quando il loro nipote era ricoverato in ospedale, con un piede nella fossa, più di là che di qua... E lui sa che sapevano tutto.
Ho sempre voluto avere in figlio, forse, proprio perché ho perso mia madre da bambino, per dare quell'amore amore incondizionato che si dà ad un figlio, a me tolto fin dall'infanzia.
Ma quello che mi chiedo é chi oserebbe dare un mondo del genere in dono al proprio figlio. Un mondo stupido, ignorante, dove si accetta tacitamente la violenza e si rifiuta la cosa più bella, buona e naturale del mondo... l'amore.
L'amore di due persone che si amano, incondizionatamente.
Se mai la vita mi regalasse una piccola creaturina, tutta mia, non é questo che vorrei dargli.
Vorrei dargli un mondo migliore, giusto, dove l'amore vince su tutto, dove gli esseri umani sono
combattenti e non impauriti esseri nascosti dietro odio ed ignoranza. Io credo seriamente che questo ingiusto e riprovevole mondo possa essere cambiato, resi migliore.
Per farlo, però, si deve partire fin dalle piccole cose.
Siamo così abituati alla brutalità che le sciocchezze ci spaventano. Ho incontrastato migliaia di giovani omosessuali che si lasciano più toccare e segnare dalla Parola Frocio che dalla notizia di un giovane Pestato a sangue.
Nella mia totale assenza di tatto, sono scoppiato a ridere in faccia tante, troppe volte, a ragazzi del genere.
Se sei omosessuale, il cazzo ti piace. Se sei frocio il cazzo ti piace. La stessa cosa se sei finocchio.
In tutti i casi, la stessa cosa, tutti sinonimi.
Come puoi offenderti e lasciarti scalfire da ciò che sei?
Trovo questo in atteggiamento stupido
Che strana età dell'oro in crisi...

Io spero sempre di aver iniziato, nel mio piccolo, un piccolo cambiamento, con ciò che scrivo qui.
Con ciò che ho scritto nel mio libro. (SCARICATELO CLICCANDO QUI!
)



lunedì 27 luglio 2015

just a story, just a tale... just a book

28 Luglio 2015•

Scrivere non é sempre stata una mia passione.
Ricordo, col sorriso, quando ero piccino e odiavo farlo. Lo odiavo con tutto me stesso.
Ripensare ad allora lascia un dolce e salato sapore in me... un sapore che si amplifica e impregna ogni cellula del mio corpo.
Credo che la passione sia nata con Anna, con questo blog con la nostra storia d'amore.
Scrivere é un qualcosa, forse la sola cosa, che di é legata a me in modo indelebile, più indelebile del mio stesso DNA.... ibfatti, da tre anni a questa parte il mio DNA, quello con cui sono nato, on esiste più.
In questi tre anni ho vissuto, ho vissuto come mai prima.
Quest'ultimo anno, nonostante tutto, credi sua stato il più duro della mia vita.
Le cadute sono state tante.
I momenti di sconforto.... lungi e dolorosi.
Ma come dice un cantante ce amo "c'é ha il caos dentro e fuori. E porta una maschera, una maschera col sorriso, perché deve dare il massimo, anche se l'unica cosa che vorrebbe é qualcuno che gli stringesse la mano e gli dicesse Che non é solo"
Questa breve frase, che in buona parte ho ispirato io stesso a chi la cabta, descrive esattamente come ho vissuto.
Cadendo spesso e facendomi male, alle volte sentendomi solo, nonostante il sorriso.
Quest'anno mi ha portato a pensare.
Negli ultimi tre anni ho dedicato anima e corpo al mio bimbo, al mio libro.
Tre anni, cinque diverse edizioni, sei proposte di pubblicazione... da piccole e grandi scade editrici.
Tutte buttate via, nel cesso.
Mi é sempre stato detto, da queste case, che un libro deve essere fatto per vendere. Un libro al giorno d'oggi non ha bisogno di essere un bel libro, non ha bisogno di essere figlio di una ricerca stilistica.
Un libro al giorno d'oggi, può anche essere merda, l'importante é che si venda, che si faccia credere al lettore, con pagine patinate e pubblicità, che é un buon libro.... Anche se non é altro che merda.

Tra le medie e le superiori ho avuto insegnanti di italiano e letteratura che mi hanno insegnato non tanto nozioni, non tanto lezioni, ma l'amore. L'amore per la letteratura, l'amore per l'idea stessa che i grandi autori avevano delle loro opere.
Io non sono altro, arrivato a 22anni che il figlio illegittimo di un amore folle dell'idea stessa.

Ringrazio loro per avermi convinto, inconsciamente, a rimanere fedele a quella che é stata, che é, che é nata e cresce la mia idea di letteratura... della mia letteratura.

Sarò, forse, pretenzioso o altisonante, come diceva una di loro, nel dire che ogni libro, figlio di un'idea, ha bisogno di un libretto di istruzioni.

Il mio lo ha, al capitolo 27esimo... "Postille a Diario Leucemico"
Invito tutti a iniziare la lettura da quel capitolo per poi tornare al principio e leggere il resto, o meglio, il libro vero e proprio
Lascio a voi ogni commento, ogni giudizio.
Del resto non ho scritto, non ho partorito il mio bimbo per diventare ricco o altro, ma solo per il gusto di scrivere e, forse, lasciare qualcosa a qualcuno.

Lascio a voi la lettura. Scaricatemi e leggetemi (cliccando qui) 

Buon viaggio nel mio incasinato mondo... pieno di caos, dentro e fuori.



giovedì 25 giugno 2015

life of a brave butterfly

24 Giugno  2015•

Durante le estati milanesi, in metropolitana, che ci sia una temperatura torrida o gelida,l'aria é sempre afosa, impregnata del vapore acqueo prodotto da migliaia di corpi respiranti.
Senti quella strana ed innaturalmente naturale aria pesante appoggiarsi ed accasciarsi sul tuo corpo.
Sembra di pesare una tonnellata, invece, pesi solo 50 miseri chili.
In quanta miseri chili di sottopeso.
Vedere una farfalla in questo artificiale habitat é un miraggio, una oasi nel deserto.
Vedere una farfalla compiere i suoi ultimi volteggi, prima di precipitare al suolo ormai senza vita, in questo infausto luogo é straziante.
É orrendo.
É ripugnante.
É interessante.
É tanto raro quanto bellissimo.
É tanto orrendo quanto incessante.
É  tanto ripugnante quanto magnifico.
Tutti noi siamo quella misera farfalla... Quella misera farfalla che vola solitaria in un mondo solo, in un mondo che non ci appartiene.
Tutti noi viviamo un solo battito d'ali che dura una vita.
Nasciamo soli.
Viviamo in un certo qualsenso soli, poiché possiamo amare, possiamo essere circondati da migliaia di persone... Nonostante ciò, no stante tutti i vocaboli e le parole che potremo mai conoscere, nessuno saprà mai cosa c'é davvero dentro di noi e noi, soli, sapremo cosa nascondiamo nel nostro intimo.
 Alla fine di tutto, quando la luce e la brillantezza dei nostri occhi lascia spazio ad un buio senza fine... siamo soli. Anche se circondati da un capezzale di persone amate, siamo solo noi a... a morire.
Una vita solitaria, come ho detto.
Saremmo tutti, forse, condannati alla solitudine?
Saremmo tutti, forse, condannati alla vita?
Forse, il male di vivere non é altro che la vita stessa?
Una vita solitaria e senza un senso?
Non ho una risposta a queste domande nate da una morente farfalla.
Vorrei poterlo chiedere a qualcuno che ne sa più di me.
L'unica persona che mi viene alla mente é mia madre.
Lei sicuramente mi saprebbe dare una risposta.
Mia madre é stata quella farfalla.
Mia madre é precipitata al suo dopo il suo ultimo conteggio nell'aria.
Se non fosse stata la farfalla non saprebbe rispondere.
É stata quella farfalla e non può rispondere.
Che senso ha un condanna a tale ignoranza?
Passo la vita facendo cartamodelli, disegnando e cucendo. Il minimo comune denominatore é la previsione al millimetro, perché mezzo millimetro in più, o mezzo punto in più qualsivoglia, cambia tutto, rovina decine e decine di lavoro.... così, poi, la manica raggia, la,manica di gira, il pantalone torce, in filetto fa difetto.
Sette centimetri di vestibilità la giacca classica da uomo.
Sette, non sei virgola nove, non sette virgola uno... Sette. Solo sette!
Pensare che per quanto precisi si possa essere non saremo mai perfetti.
A quello si deve pensare, perché nonostante l'impegno non avremo mai sette punto, perché tra sette e sette virgola uno esistono un numero infinito di infiniti, uno più grande dell'altro, tutti più grandi di sette.
Allo stesso modo tra sette e sei virgola nove esistono un numero infinito di infiniti, ognuno di essi piu piccolo del precedente, tutti più piccoli di sette.
Nonostante gli sforzi, poiché sono infinitamente piccoli, cadremo sempre in uno di essi, mai in sette... vuoi per un errore involontario, vuoi perché la squadretta é danneggiata, vuoi per la mina.
In ogni caso, mai sette.
Che senso avrebbe sforzarsi, quindi, per nulla.
Del resto come può insegnare un'ottima sarta, un ferro da stiro può fare miracoli.
Miracoli.... Ma non é un dio, si possono fare fino ad in certo punto.
Amare, amare é il senso di questa vita.... amare il prossimo, perché noi siamo il prossimo di qualcun altro. Così, proprio queste parole ho sentito pronunciare da un giovane artista per le strade di Brera proprio ieri sera.
Na ha ragione? Non credo, forse sono troppo cinico.
Ma quello che mi ha insegnato la vita di certo non é questo.
Amare, verbo piacevole... piacevole come una farfalla.
Come la farfalla... ebbene si!
Anch'esso é una farfalla.
Anch'esso, in quanto tipico dell'uomo, é destinato a finire, terminare, cadere per sempre nel baratro dell'oblio... vuoi per un decesso vuoi per noia, vuoi per altro.
Anch'esso nasce solo, crescere solo e muore solo per i medesimi motivi dell'uomo.
Viviamo in questo mondo destinato alla solitudine e alla morte... che senso ha tutto questo? Forse nessuno, così mi risponderebbero in molti.
Il cinismo é uno dei paradigmi della mia persona.
Amare... Non posso accettare una risposta come questa.
Non posso accettare una risposta simile e, allo stesso tempo, non posso certo rifiutarla.
Certo, nasciamo in un mondo solitario e di certo non viviamo in funzione di un dopo.
Viviamo e basta, senza avere una meta, sarebbe troppo pensare che viviamo con qualcuno sopra che pensa a noi e al nostro dopo "vissero felici e contenti."
Credo di essere cinicamente diplomatico a sufficienza per una vita di mezzo .
Del resto vivo e respiro un settore che vive di sole speranze e nulla di più.
Credo che nasciamo, viviamo e moriamo in mondo fatto di solitudine.
Eppure, in tutto ciò, la vita ci propone una possibilità... Quella di distinguerci in mezzo ad un mondo tutto uguale, uguale nella sua solitudine comune.
Tale possibilità é quella di distinguerci dalla massa con l'impegno, la fatica, l'originalità, l'eccentricità ... distinguersi attraverso la diversità.




venerdì 19 giugno 2015

furor

17 Giugno 2015•

Non credo di aver mai avuto in solo anno nella mia vita cosi brutto e meravigliosamente bello.
Per la prima volta mi sono trovato davanti la possibilità di cambiare radicalmente il mio percorso di crescita.
Ho scelto.
Ho scelto.
La scelta non é mai stata parte fondamentale dei miei cambiamenti.  Mi sino sempre stati imposti non so bene per quale malsano motivo.
Ho iniziato a studiare ciò che amo.
Ho iniziato a studiare l'unica cosa che nel bene e nel male é stata la mia ancora di salvezza.
É stata, é la cosa più bella che una persona possa scegliere... Non la moda di per se, ma ciò che si ama.
É stato difficile.
É stato un continuo crollare a terra, sotto il peso di allucinazioni... sotto il peso di quelle coloratissime lucine al neon che illuminano il mio mondo parallelo prima che si spengono le luci e tutto cali nel bui di un'epilettica notte.
É stato un anno particolare.
É stato un anno di nuove conoscenze... ho conosciuto persone meravigliose, entusiaste della vita, entusiaste di ciò che fanno.
Ho conosciuto quelle che ad oggi sono, i sono state, le mie docenti.
Per la prima volta mi sono ritrovato a parlare apertamente, nei particolari, quella che é stata la mia esperienza di vita... Non mi ero mai seduto su un tavolo a parlare in questo modo ai miei docenti di me stesso, della mia Anna, di come l'ho vissuta e di come la sto vivendo.
Non credo scorderò mai gli occhi increduli di Arianna e quelli silenziosamente pieni di affetto (almeno
credo) di Alice mentre, prima di stringermi in un abbraccio inaspettato, mi diceva.... "Filippo hai una forza che pochissimi hanno..."
Ho  cercato per tutti l'anno di incastrare tutti i tasselli della mia vita, come se fossero tanti pezzetti di tetris.... nel farlo, mi sono lasciato alle sparse gran parte della mia vita, scegliendo di farlo, consciamente, con il solo scopo di fare ciò che amo. Di dare il massimo, di essere uno dei migliori tra le mura dell'istituto secoli.
Ho fatto finta nulla, così da non fare pesare la cosa a nessuno, quando nel mezzo della lezione venivo preso dalle luci, dal buio... da un attacco epilettico.
Ira non sono altro che arrabbiato.
Nonostante le premesse che le assenze non sarebbero state un problema, mi sono sentito trattare come uno stupido, come uno che non su é impegnato, come uno che non é ne capace be bravo, da quelle persone che avrebbe teoricamente sostenere.
Forse sarò presuntuoso, ma come può non essere capace uno che in ben tre occasioni ha fatto vedere come di svolgeva un esame agli altri?
Mi sento arrabbiato perché nonostante i miei sforzi, nonostante l'impegno, nonostante tutto ho visto e sentito sottovalutare il mio lavoro, la mia fatica.


La vita riserva sempre sorprese.... così dicono...
Tra le lacrime e la solitudine che mi abbracciano in questa solitaria sera due soli ricordi mi ricordano che nonostante tutto, ho faticato e sputato sangue per  qualcosa...
Rosy, che davanti un panciotto scarlatto mi sussurrava... "A me dispiace, ma guardalo... tu sei bravo!"
Io ero convinto di essere un pessimo sarto.

Ed, infine, Alice secondo cui, indipendentemente da quello che certa gente possa fare, dire o pensare... CARTA CAnTA.

Un malinconico grazie,orse, dopo una bevuta solitaria porterà un minimo di riposo dopo settimane insonne.
Notte mondo. ...




sabato 6 giugno 2015

thinking about a story... a wonderfull story

a day of study, passed on the books, went to think, went to battle on the limits that you have imposed.
#Limits that the evil nature has placed before the eyes with a simple series of fortunate events.
A Leukemia.... Aplastic Anemia
Brain hemorrhage.
The partial loss of vision, not optically, but at speed up.
Epilepsy.
An endless series of drugs that, despite the good that you do, destroy your liver, make you not sleep, they destroy your skin.
Scaly skin.
Tired eyes.
Parts of the brain made nothing.
This is a long story of a student of fashion design.
It is the story of a boy who, within two years from being able, brilliant and intelligent, saw himself transformed into a boy of his intelligence could not help anything.
This is the story of a boy who, despite this, every day look upon the fucking limits and try to overcome them. This is the story of a warrior.
This is the story of a warrior who, during the worst days, when the limits are to win, he finds himself alone, to console themselves with a drink.
This is my #wonderful story.





martedì 19 maggio 2015

shokking post...

16 maggio 2015•

Capita.
Capita spesso di ritrovarmi a buttare giù schizzi di nuovi outfit da inserire nel mio book personale, personale in quanto non lo sottopongo mai alla mia insegnante (dice spesso e volentieri che ciò che creo é troppo peculiare, nuovo, ma troppo peculiare e quindi POCO COMMERCIALE!!) di ritrovarmi con un'idea in testa che ho già buttato giù in modo grossolano in precedenza e di mettermi a cercarla nervosamente nel mio archivio.
Oggi mi é successo esattamente questo e, nel mezzo della mia ricerca, mi sono imbattuto in un vecchio scritto, mai pubblicato, ma discusso moltissimo.

Titolo: "Brucia Froci* di Merd*"

Ho letto nella Bibbia che andrò all'inferno, che la mia anima brucerà la giù per l'eternità. Ho sentito un reverendo americaco, con i suoi dodici figli e cinquantasei nipoti, dire che Dio mi odia, che mi disprezza, che sono la sua vergogna, che non sono degno di avere diritti, che non sono un essere
umano, che sono "contro natura".
Siamo nel ventunesimo secolo, eppure, sembra di essere ancora nel medioevo, quando omosessuali e streghe venivano bruciati pubblicamente in piazza. Siamo nel ventunesimo secolo, eppure, mi basta camminare per un misero corridoio del liceo per sentirmi dire, alle spalle, "frocio di merda". Siamo nel ventunesimo secolo e, ancora oggi, esistono fanatici, bigotti, ignoranti, omofobi che non mi reputano idegno di essere considerato un essere umano.
Nonostante tutto, sono una persona normale, mangio, studio, leggo, respiro come tutti gli altri esseri umani. Sono una persona ed è per questo che devo essere giudicato, non dal mia orientamento sessuale, non dal fatto che abbia una ragazzo e non una ragazza.
"Brucerai all'inferno", così mi ha detto una mia amica, perchè lo dice la Bibbia, e la Bibbia è parola di Dio. Infatti, è risaputo che tanto tempo fa dal cielo anzichè cadere pioggia, caddero migliaia di copie di quel lunghissimo e sacrissimo libro. Non è assolutamente vero che, secoli e secoli fa, durante il Concilio di Nicea si discusse e si decise quali libri dovevano e quali non dovevano fare parte della "parola di Dio". Non è vero che furono scartati Vangeli, oggi chiamati "Vangeli apocrifi", in cui Cristo era descritto come un'uomo sposato e dalla sessualità promiscua.

FINALI POSSIBILI; RIVISTI E RIVISITATI:

a)L'omosessualità esiste, è una realtà.
L'omosessualità è una cosa normale, più normale della normalità stessa. Forse io e tutti gli altri omosessuali bruceremo all'inferno, siamo nati omosessuali e moriremo omosessuali, non abbiamo scelto di esserlo e ne andiamo fieri. Se dobbiamo bruciare, brucieremo. Preferisco bruciare in un posto in cui sono amato, che la pace eterna in un posto dove non sono apprezzato.

b)Sono omosessuale, e giusto per non essere troppo originale, I'M PROUD OF IT. Forse brucerò all'inferno, ma sicuramente sono un'essere umano, sono una persona, sono nato omosessuale, non l'ho scelto e nessuno potrà mai togliermi la mia dignità.

Filippo Todisco

É stato quasi emozionante leggere le parole di un giovane adolescente arrabbiato, eccessivo, ingordo
di vita.
Mi fa sorridere il pensiero di un piccolo e ancora inesperto Narciso che faceva per la prima volta i conti con una realtà dura, chiusa, retrograda.
Eppure, nonostante sia passato tutto questo tempo, rivedo, anzi rileggo, in quelle parole la persona che sono oggi.
Le idee che possiedo oggi.
Le convinzioni che vivono in me.
"I'm  gay and i'm proud of it!"
Quella piccola ed insignificante frase tuona silenziosa nella mia testa.
Ricordo come ai tempi fossi fiero di essere diverso
Sento ancora questo sentimento e, vorrei sottolineare, l'etichetta che mi sono autodato di DIVERSO!
EBBENE SI.... DIVERSO!!!
HA UN SUONO MERAVIGLIOSO LA PAROLA.... DIVERSO!
DIVERSO!
DIVERSO!
DIVERSO!
DIVERSO!
DIVERSO....
Vivo in un mondo in cui tale parola fa paura. Provoca orrore e panico.
Cine se fosse un mostro, uno spettro, un fantasma che impregna i nostri incubi.
Vivo in un mondo in cui esisto migliaia di persone omosessuali, ipocrite a parer mio, professano come un credo imparato a memoria che il loro orientamento sessuale non li rende diversi dagli altri.
Non mi interessa essere o meno impopolare.
Essere gay, i finocchi qual si voglia, rende ogni uomo o donna gay un diverso.
Essere gay dichiarati, o ancora peggio non dichiarati, apre le porte della vita ad esperienze che un ragazzo o una ragazza etero non vivrà mai.
Una lunga serie di esperienze, alcune molto diverse tra loro, che possono andare dal bullismo, allo stile di vita.... dalla possibilità di avere diritti solo combattendo, al non averne proprio in virtù della propria sessualità.
Essere gay ci rende diversi.
Essere gay ci deve rendere fieri di ciò che siamo.
Essere fieri significa essere fieri di essere diverso in un mondo in cui, sulla carta, l'uguaglianza si basa proprio sulla diversità

domenica 22 marzo 2015

•Melanconia•

•22 Marzo 2015.

Mi stupisce sempre il mondo.
In  un modo o nell'altro lo fa.
Non si nemmeno io spiegare come sua possibile... probabilmente perché la vita non é altro che un labirinto di infinite possibilità, tutte diverse fra di loro che, però, di incrociano in stretti e fugaci angoli.
La mia, ha sempre incrociato un angolo, tanto comune, tanti drammatico, tanto buio.
La mia ha sempre incrociato la morte.
La morte di qualcuno.
Il pianto per la morte di qualcuno.
La mia quasi morte, con un bel piede, se non due, già nella fossa.
Nonostante questo, non riesco quasi mai a pensare ad essa in modo lucido, serio.
Nella mia testa, non é mai stata altro che il capitolo finale di un romanzo, di un romanzo chiamato vita, il quale deve essere, o meglio dovrebbe essere, ricco al sui interno di emozioni, esperienze, di cose tutte diverse fra loro, poetiche e decadenti, volte tutte all'eccesso.
Forse, ho sempre avuto un'idea troppo decadente di vita.
Un'idea nella quale anche la morte, per quanto banale possa essere, perché tutti muoiono, deve essere decadente, eccessiva, guidata al mondo.
Insomma, una morte che si faccia sentire, in qualche modo, da tutto il mondo che mi gira attorno.... come ad essere essa l'asse attorno alla quale gira la parola fine, la mia parola fine, la parola fine di un'intera epoca.

Forse, ho sempre pensato troppo scioccamente  alla fine.
Credo sia sempre stato il mio modo di andare oltre.
Il modo di andare oltre alla morte di un nonno.
Il mio modo di andare oltre la morte di una bisnonna.
Il mio modo di andare oltre la scomparsa dei miei nonni materni e di loro figlio, non perché siano deceduti, ma perché hanno deciso di scomparire velocemente dalla mia vita.
Il mio modo, il modo di un bambino diventato poi grande, di andare oltre la morte della propria madre.
Il modo di non piangere più una notte intera per il dolore che ti provoca la voragine che ti apre il petto.
Ho passato la vita, la mia vita, per quanto breve possa essere stata fino ad ora, a miticizzare la morte mentre cercavo qualcosa o qualcuno che sapesse, anche solo in minima parte, chiudere quella voragine, fermare quell'emorragia che spontanea mi é sempre fuoriuscita dal petto.
Ed é stata proprio la fine di questa ricerca, il trovare qualcuno che mi facesse davvero andare oltre, che mi ha portato a sorprendermi ancora una volta.
Una sera di inizio estate.
Una sera di inizio estate mi hai trovato per caso.
Mi hai trovato e i hai voluto.
Mi hai voluto tutto per te.
Da quel giorno, hai deciso che dovevo essere tuo, che avresti fatto qualsiasi cosa per me.
Io decisi lo stesso.
Quando ti guardo, per la prima volta da sempre, mi sento completo.
Eppure, nonostante ciò, per la prima volta mi sono davvero chiesto se la morte sua davvero tanti poetica sublime come ho sempre pensato..
Per la prima volta, mi sono chiesto se sia stato giusto togliere la madre ad un bimbo di soli cinque anni.
Mi manca, mi manca come manca l'aria ad un uomo che sta soffocando.
Lei... lei non c'é.
Dopo un week end come questo vorrei solo tornare a casa e vedere gli occhi di mia madre, sentire le sue calde mani che stringono le mie.
Vorrei potermi mettere sul divano e, davanti un film e un chilo di gelato, raccontarle il mio week end, raccontarle di te, di come mi fai sentire ogni volta che le tue labbra sfidano le mie.
Vorrei essere qui, nel mio lettone, stretto fra le sue braccia, come un bimbo piccolo, mentre le racconto la mostra storia, solo all'inizio, prima di addormentarmi.

mercoledì 25 febbraio 2015

Everything is broken

12 Febbraio 2015•

22 anni di vita potrebbero sembrare una sputo in confronto a vite durate ottanta o cent'anni.
Nonostante ciò, vivo nella più totale e, forse, superba condizione che questa possa, anzi sia, una delle convinzioni più sbagliate e mistificatrici che esistano.
Piuttosto penso che sia la qualità che da spessore ad una... e per qualità intendo quantità di esperienze, condizioni e punti di vista diversi conosciuti.
Il tipico esempio che mi viene in mente é il vecchietto che muore a 93 anni, avendo vissuto tutta la sua esistenza nel paesino di campagna, senza mai conoscere il mondo, la sua diversità. Quello che muore convinto che la vita tradizionale, quella tanto millantata da tanti politici e uomini comuni al giorno d'oggi, sia la sola ad essere buona, giusta e grazie alla quale camminare a testa alta.
Il secondo esempio é quello del ragazzo ventiduenne che nella sua vita, molto più breve di quella dell'uomo anziano, ha affrontato un esistenza da "diverso", ha affrontato la morte di persone care, ha affrontato la malattia, ha messo in piede nella fossa ed ha girato mezzo mondo.
Dal mio punto di vista, per quanto di parte, nonostante la giovane età sarà il secondo ad essere più mentalmente aperto al mondo, alla diversità , al mondo moderno in tutte le sue sfaccettature.
Fatta questa premessa, penso logica e razionale, guardo il mondo circostante, guardo ciò che mi circonda e rimango inorridito da ciò che osservo.
Vivi in un mondo dove si cerca il capro espiatorio di una società in crisi, ormai in declino.
Vivo in un mondo in declino che trova la colpa di ciò in chi é diverso.
Eh si, senza nessuna remggora, vorrei essere più esplicito in ciò che ho scritto fra le righe... VIVO IN UN MONDO IN DECLINO CHE TROVA LA COLPA DI CIÒ IN CHI NON É UN CONFORMISTA ETEROSESSIUALE, IN CHI É DICHIATATAMENTE OMOSESSUALE... GAY, FINOCCHIO, CULA, FROCIO, INVERTITO A SECONDA DI COME PREFERIATE.
Un mare di sinonimi che vanno Dal più corretto al più volgare e che stanno ad indicare un uomo, un ragazzo, a cui piace un uomo, un ragazzo.
Troppo spesso leggo e sento dire da parte di politici e comuni cittadini che la colpa di questa amara
situazione italiana é  della comunità LGBT e della sua lotta per i propri diritti che va di giorno in giorno ad intaccare la tradizionale famiglia italiana, i tradizionali valori italiani che hanno portato questo paese al top nel mondo (ma quando mai siamo stati davvero al top? Una superpotenza?).
Ventidue anni che mi lasciano addosso la sensazione di vivere in un mondo totalmente anacronistico, dove si vede e si parla solo di ciò che importa all'ignorante massa di pecore, tralasciando il resto che (sarà un caso?) così inutile non é!
Vivo in un mondo in cui essere omosessuale significa vivere un vita priva di valori di ogni genere, basata solo sul sesso e la sfrenatezza... sull'assenza di valori per l'appunto.
Certo, il sesso e tutto a ciò collegato ad esso hanno importanza nel mondo gaio, ma lo stesso vale per gli etero con la differenza che i froci sono solo più sinceri.
Vivi in mondo in cui essere sessuale ente liberi significa non avere valori... Ma é davvero così? io non credo.
Vivi in mondo in cui avere valori sani significa essere uomini sposati, avere una bella casa l, una bella famiglia... Ma, ovviamente, se ogni tuo momento libero lo passi in un cruising a scoparti i ragazzini non é importante, perché se tieni il tutto segreto nell'ombra, visto che ciò che fai non lo sa nessuno, allora sei una persona con sani prinipi.
Ovviamente le uniche altre persone che sanno ciò che fai sono i preti e non certo perché sono tenuti al segreto della confessione... (sarà forse perché anche loro li frequentano quei locali e quei ragazzini?)

Non sono uno sciocco, non voglio di certo  affermare che il problema di questo mondo sono gli etero stupidi e retrogradi .
Il problema di questo mondo sono gli esseri umani, in toto... senza distinzione di sesso o gusti sessuali.
Anche gli omosessuali





sabato 7 febbraio 2015

epilectic life

26 Giugno 2014•

Non allungo la gamba. 
Mi muovo lentamente, piano, riluttante. 
Vorrei andare avanti, a camminare, a vivere, a respirare. 
Sento il mondo, sotto i miei piedi, farsi molle, sgretolarsi, decadere granello dopo granello, pezzo ydopo pezzo.

27 Gennaio 2015•

É strano ritrovare vecchie parole scritte non si quando. O meglio, senza sapere cosa stessi passando i come mi sentissi.
Quel periodo lo ricordo bene.... ero sotto maturità e due giorni prima avevo conosciuto Lui.
Il 24 eravamo usciti per la prima volta, aveva insistito tanto affinché ci vedessimo.
É stati il primo assaggio di una nuova realtà.
Avevo avuto un'attacco epilettico, la settimana prima.
Forse pensavo proprio a quello mentre scrivevo.
Cercavo di descrivere quella sensazione di totale impotenza che provavo mentre il mio corpo di contorceva da solo, senza che io lo desiderassi.


7 gennaio 2014•

É strano correre, freneticamente, cercando di fare tutto quello che si deve fare, il che é molto differente da fare ciò che si vuole fare.
Il tempo scarseggia, fugge via come vento leggero nell'aria.
Si tende a perdere il filo.
Tendo a perdere il filo.
Tendo a perdere il filo di ciò che scrivo, di ciò che penso.
Correre, cercando di fare ciò che devo fare e soddisfare i miei bisogni, diviene il modo più semplice, per me, di non ricordare l'inizio e le la fine dei miei pensieri.
Va sempre a finire che non hanno un capo né una coda... Anzi, generalmente hanno capo, ma non coda.
Vorrei poter ricordare.

Vorrei poter essere più rilassato e non scoppiare perché non ricordo.
Forse, il motivo é che come la mia vita, anche i miei pensieri, sono freneticamente veloci, fuggevoli... come fossero un misero granello di sabbia in un prato.
Non li ricordo, non li trovo nel mezzo del caos.
Caos.
Non sento altro.
Vorrei tanto vi fosse un suono, nitido, comprensibile in mezzo al disordine.
Tutto ciò mi fa sentire impotente, vulnerabile, come scosso da spasmi involontari.

Forse, il problema, é che come me.... Anche la mia vita é epilettica, sfrenata, senza un senso e un disegno di fondo apparente.






domenica 25 gennaio 2015

Nidi di fantasmi...

Se ripenso alla mia infanzia, a mente lucida e razionale, la figura, la maschera, che più me la ricorda è quella di Pascoli.
Ripenso al mio nido familiare fatto di cadaveri, di fantasmi, fatto di gente di gente che in modo metto e definitivo ha deciso di chiudere, di esclissarsi, di sparire dalla mia vita. 
Crescere, in questo denso sfondo di dolorose gioie, è stato un gioco altalenante, come un pendolo, facile e divertente a modo suo. 
Crescere, mi ha portato a diventare una pedina cinica, distaccata, che guardava al mondo con una risata beffarda sul volto in un turbine di piena impassibilità. 
Guardavo agli altri, le loro storie smielose, e mi chiedevo quanto sciocchi fossero a credere un qualcosa di effimero, inconsistente, mistificatore. 
Crescere, con alle spalle un manipolo di persone che avevano deciso di chiudere con il loro stesso nipote, mi ha portato a non fidarmi degli altri. Mi ha portato ad erigere un muro, alto, impenetrabile.


Il mondo mi guardava, e vedeva il ragazzo frivolo, snob, del tutto superficiale. 
Il mondo guardava il freddo castello, senza mura ne porte, nel quale avevo spontaneamente deciso di vivere. 
Il mondo guarda quel castello ancora oggi. 
Mi hai chiesto perché. 
Perché con te sono in un modo, mentre al mondo regalo solo il mio freddo e vitreo palazzo.  
Ogni arco, ha la sua chiave di volta. 
Ogni edificio, poiché in ogni caso frutto del lavoro e della fatica umana, ha la sua pietra messa male, posizionata nel modo sbagliato. 
Ogni castello si assesta, nelle sue eterne pareti si disegnano imperturbabili crepe che, se trascurate, lo fanno decadere, crollare. 
Tu sei stato tenace, hai rotto il silenzio, hai trovato il punto debole nelle fredde pareti, hai provato a guardarmi dentro, senza timore, scrutando le ferite, osservandole, accarezzandole. 
Hai deciso di andare oltre, alle volte di mostrarmi le tue di ferite, di dolori, di dispiaceri. 
Sei entrato, attraversando stanza dopo stanza... Sei ancora li dentro, anzi, qui dentro. 
Giorno dopo giorno, hai deciso di scoprire e studiare le stanze che formano il palazzo. 
Hai deciso, nonostante sei conscio che quelle più oscure, di stanze, non le hai nemmeno intraviste. 
La differenza tra te e il mondo sta qui. 
In una semplice decisione. 
Nella decisione cruciale. 
Il mondo, non ama i silenzi, i freddi individui, i loro modo strani. 
Preferiscono bollate il castello come "snob, diva, con la puzza sotto il naso!" 
Quello che mi chiedo, è perché si è soliti additare in questo modo qualcuno, con un no secco. Decidendo a pelle che quell'individuo, io stesso, non sia da conoscere. 
Sua qualcosa di cattivo, da evitare. 
Mi chiedi con quale diritto. 
Mi chiedo se non sia più snob decidere di non conoscere qualcuno, decidere che non lo soportiamo a priori. 
Del mondo, degli esseri umani, non mi sono mai fidato. 
Negli "altri" non ho mai riposto per davvero la mia fiducia. 
Quello che ho sempre detto a me stesso è che se mi avevano abbandonato coloro i quali dovevano amarmi per paradigma, come potevamo amarmi per davvero giù altri? Come avrebbero mai potuto non usarmi e buttarmi via? 
Ho imparato a vivere solo, nel mio castello, amando davvero solo me stesso  e poche altre persone, alle quali ho concesso di visitare qualche sala... Solo qualcuna, a mia scelta. 
Per il resto, gli altri hanno sempre visto le mura esterne, le alte e maestose mura che racchiudono al loro interno un'immenso e del tutto personale mondo. 
Usare, è sempre stato meglio che essere usati. 
Stronzo... È diventata la definizione che mi ga caratterizzato, che ho amato, che ho sempre preso come complimento.


25 Gennaio 2015.
Sono passati mesi da quando ho pubblicato l'ultimo post, l'ultima pagina di questo confuso diario senza una apparente logica di fondo.
Fa un certo effetto prendersi del tempo per tornare alle vecchie abitudini... scrivere.
Leggere le parole vetrate mi fa pensare.
Nel corso di questi mesi le cose sono cambiate.
Mentre scrivevo le parole soprastanti era estate, il caldo si sentiva nell'aria, la mia vecchia vita da liceale era giunta al termine e una nuova storia stava iniziando.
Una storia... Una storia sulla quale ho deciso di scommettere nonostante metà del mondo vi recava contro.
Sono passati circa sette mesi da allora, il "forse noi" é diventato un noi, stabile, certo.
L'incetezza sul mio futuro che caratterizzava la mia estate, non c'é più. Ho una storia stabile e l'universita é iniziata.
Non ho mai avuto una vita cosi frenetica, eppure é solo l'inizio.
Vedremo come continuerà questo romanzo chiamato vita solo vivendo.