sabato 22 giugno 2013

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22 Giugno 2013.

Non apro il mio diario da quasi sei mesi, non so quale sia il motivo. Forse, perché essere invisibili al mondo rende la vita la noiosa, insignificante; forse, perché guardare la vita altrui, quella di Narciso, stanca, almeno stanca me abbastanza da non volerci riflettere sopra. Lo faccio già a sufficenza durante il giorno. 
Eppure eccoci qua, nuovamente con una penna in mano, a scrivere cerulee lettere su fogli giallastri di una scura agenda.
Eppure eccoci qua, trecento sessantaquattro giorni dopo, trecento sessantaquattro inaspettatissimi giorni dopo. 
Guardo Narciso, sdraiato sul l'erba del giardino, con gli occhi socchiusi che guardano le nuvole nel cielo. 
Lo guardo e non posso far altri che pensare meno di un'anno fa, stessa situazione, stesso periodo dell'anno, per quel che ricordo, cioè poco e niente, poteva essere vestito allo stesso modo. 
Ricordo gli attimi di panico, vissuti nella quasi certezza di non vederlo più aprire gli occhi, ridere, parlare, camminare... 
Eppure a vederlo ora, tutt'altro che spensierato, afflitto da dubbi e pensieri non esattamente tipici di un ventenne, sembra che non sia mai successo nulla. 
Squilla il telefono, con quella sua orribile e banale suoneria che hanno tutti gli iPhone.  

"PRONTO?" 

Risponde in fretta, con quella sua ormai tipica voce roca, che sembra grattargli la gola. 

"Che avevi ieri sera Narciso? Pensavi ad un'anno fa?" 

Nemmeno ciao, dritti al punto, senza mezze misure. Non so chi sia, come sempre del resto. 

"Hei Ste... No niente, ero solo un po' pensieroso, ma non pensavo all'anno scorso... Anzi a tutt'altro." 

Gli risponde in toni calmo, pacato, come se niente fosse.  
La domanda che mi pongo io è... 

"MA CHI CASSIOPEA È STEFANO?!?" 

Essere invisibili è snervante, Natciso non mi racconta più niente e, quindi, ho sempre una visione molto confusa della sua vita. Non è giusto... 

"E allora a che pensavi? Mi parlavi a stento..." 

Mentre Narciso ascolta, ha il viso piegato in una smorfia pensierosa, schifata, come se fosse in preda alla nausea e sul punto di sboccare. 

"Pensavo a te e a Filippo." 

Cala il silenzio. 
Narciso non aggiunge altro, dall'altra parte di sente solo il respiro affannato di Stefano che non sa cosa rispobdere. Mi chiedo chi sia questo fantomatico Filippo, mi chiedo perché nessuno mi dice mai niente... Sarà che sono invisibile, ma non è comunque giusto. Narciso dovrebbe tenere un diario pure lui, così potrei tenermi aggiornata sugli sviluppi della sua vita. 

"Non hai altro da chiedermi?" 

Lo incalza, irritato da quello che sembra un'aspetrato silenzio. 

"No..." 

Stefano non aggiunge altro, la sua voce muore li dove era nata poco prima, nel profondo della sua gola, con un tono triste, forse malinconico. 
Più la conversazione continua, più vorrei capire di chi e di cosa stanno parlando. Non sto capendo davvero nulla. 

"Bene, allora vado a farmi una doccia, se lo vedo Salutamelo. Tanto oggi non è il giorno volto ai doveri coniugali come li chiami tu?!," 

"Si..." 

Istintivamente Narciso, senza pensarci due volte, gli sbatte il telefono in faccia, senza un ciao, senza niente. 
Prende il telefono e corre in bagno, dove si spoglia e si butta sotto l'acqua gelata, conoscendolo, pensando solo a cosa mettersi stasera. 
Trecento sessantaquattro giorni fa, non pensavo nemmeno di vederlo aprire nuovamente gli occhi, e adesso lo vedo vivere ogni giorno una vita apparentemente normale. 
La vita a volte è proprio strana...