domenica 22 marzo 2015

•Melanconia•

•22 Marzo 2015.

Mi stupisce sempre il mondo.
In  un modo o nell'altro lo fa.
Non si nemmeno io spiegare come sua possibile... probabilmente perché la vita non é altro che un labirinto di infinite possibilità, tutte diverse fra di loro che, però, di incrociano in stretti e fugaci angoli.
La mia, ha sempre incrociato un angolo, tanto comune, tanti drammatico, tanto buio.
La mia ha sempre incrociato la morte.
La morte di qualcuno.
Il pianto per la morte di qualcuno.
La mia quasi morte, con un bel piede, se non due, già nella fossa.
Nonostante questo, non riesco quasi mai a pensare ad essa in modo lucido, serio.
Nella mia testa, non é mai stata altro che il capitolo finale di un romanzo, di un romanzo chiamato vita, il quale deve essere, o meglio dovrebbe essere, ricco al sui interno di emozioni, esperienze, di cose tutte diverse fra loro, poetiche e decadenti, volte tutte all'eccesso.
Forse, ho sempre avuto un'idea troppo decadente di vita.
Un'idea nella quale anche la morte, per quanto banale possa essere, perché tutti muoiono, deve essere decadente, eccessiva, guidata al mondo.
Insomma, una morte che si faccia sentire, in qualche modo, da tutto il mondo che mi gira attorno.... come ad essere essa l'asse attorno alla quale gira la parola fine, la mia parola fine, la parola fine di un'intera epoca.

Forse, ho sempre pensato troppo scioccamente  alla fine.
Credo sia sempre stato il mio modo di andare oltre.
Il modo di andare oltre alla morte di un nonno.
Il mio modo di andare oltre la morte di una bisnonna.
Il mio modo di andare oltre la scomparsa dei miei nonni materni e di loro figlio, non perché siano deceduti, ma perché hanno deciso di scomparire velocemente dalla mia vita.
Il mio modo, il modo di un bambino diventato poi grande, di andare oltre la morte della propria madre.
Il modo di non piangere più una notte intera per il dolore che ti provoca la voragine che ti apre il petto.
Ho passato la vita, la mia vita, per quanto breve possa essere stata fino ad ora, a miticizzare la morte mentre cercavo qualcosa o qualcuno che sapesse, anche solo in minima parte, chiudere quella voragine, fermare quell'emorragia che spontanea mi é sempre fuoriuscita dal petto.
Ed é stata proprio la fine di questa ricerca, il trovare qualcuno che mi facesse davvero andare oltre, che mi ha portato a sorprendermi ancora una volta.
Una sera di inizio estate.
Una sera di inizio estate mi hai trovato per caso.
Mi hai trovato e i hai voluto.
Mi hai voluto tutto per te.
Da quel giorno, hai deciso che dovevo essere tuo, che avresti fatto qualsiasi cosa per me.
Io decisi lo stesso.
Quando ti guardo, per la prima volta da sempre, mi sento completo.
Eppure, nonostante ciò, per la prima volta mi sono davvero chiesto se la morte sua davvero tanti poetica sublime come ho sempre pensato..
Per la prima volta, mi sono chiesto se sia stato giusto togliere la madre ad un bimbo di soli cinque anni.
Mi manca, mi manca come manca l'aria ad un uomo che sta soffocando.
Lei... lei non c'é.
Dopo un week end come questo vorrei solo tornare a casa e vedere gli occhi di mia madre, sentire le sue calde mani che stringono le mie.
Vorrei potermi mettere sul divano e, davanti un film e un chilo di gelato, raccontarle il mio week end, raccontarle di te, di come mi fai sentire ogni volta che le tue labbra sfidano le mie.
Vorrei essere qui, nel mio lettone, stretto fra le sue braccia, come un bimbo piccolo, mentre le racconto la mostra storia, solo all'inizio, prima di addormentarmi.