martedì 29 aprile 2014

I dare you to cry... To try... To live

29 Aprile 2014.

Penso che una delle caratteristiche costitutive della mia persona sia l'amore spassionato per la vita. La vita, vista sotto un punto di vista mio, che non tiene per nulla conto dell'idea di vita come dono divino, caduto dal cielo come per miracolo. 
Nella mia mente, un'immagine del genere, più che l'idea del regalo del signore ricorda molto la mitologica battaglia tra dio e gli Angeli Caduti, capeggiati dal divino Lucifero. 
Il mio amore spassionato per la vita  trova la sua ragione d'esistere nell'idea stessa che mi sono fatto di essa, come infinita possibilità-di essere qualcosa, provare qualcosa, fare esperienze nuove e via discorrendo. 
Forse é per questo che, ricordando la mia breve esperienza pre-mortem, provo un certo compiacimento, da un lato, e un'estremità tristezza, dall'altro, per non aver provato cosa implica l'esperienza finale, ineluttabile, indescrivibile chiamata morte. 
La mia vita, complicata quanto il labirinto di Dedalo,  è sempre stata vissuta con questo spirito... Lo spirito frenetico, irrefrenabile ed irresistibile della possibilità. 
Possibilità il cui unico fine è sempre stato il solo provare qualcosa di nuovo, una dimensione, un'esperienza volta, ogni volta, a non riuscire a concludere e completare me stesso. 
Un'esperienza interessante, che mi ha dato modo di riflettere, è quella mistica sensazione che si prova durante un'esame del sangue. 
L'aver incontrato e conosciuto Annina mi ha portato a fare tanti, tantissimi, prelievi. 
Ogni volta inizia allo stesso identico modo; un laccio emostatico legato stretto al braccio, aprire e chiudere il pugno per mettere ben in evidenza le vene... Poi, finitamente, dopo una peculiarmente corta attesa, il luccicante ago, leggermente freddo entra in contatto con la calda epidermide, penetrandola piano, lentamente. Basta un battito fugace di ciglia, che quel meraviglioso oggetto metallico è nel tuo braccio, come fosse sempre stato lì, eterno ed immutabile nella sua perfezione. 
Tutte le volte sento il sangue, almeno io, defluire veloce dalle mie vene al tubicino trasparente attaccato all'ago. 
Veloce, diventa rosso, rosso come il sangue.
Veloce, si riempie di quel sangue che pulsa alla velocità del tuo cure. 
Ho fatto talmente tante volte questa cosa che leggere il referto ormai mi risulta sempre semplicissimo, come camminare o respirare. 
Tutte le volte quell'esame, tanto velocemente lungo, va fatto a stomaco vuoto, niente coazione. 
Se la facessi la glicemia andrebbe alle stelle e, puff, dovrei riparlo. 
Eppure, mi è capitato di farlo a stomaco pieno, dopo colazione... La glicemia non è mai salita oltre la soglia della NORMALITÀ. 
Forse, ho pensato, la glicemia dipende direttamente da come si è fatto, altro che livello di zuccheri nel sangue. 
Se si è una persona cinica, la glicemia non ti sale neanche pagando e, per quello che fino adesso mi è stato permesso di vedere e conoscere, è una tendenza comune nel mondo finocchio. 
Il problema è che non ho idea di come zuccherare me stesso, la mia vita, il mio modo di vivere. 
Al giorno d'oggi, nel gaio mondo, manca quel pizzico di romanticismo e voglia di conoscere l'altro, quella persona che ti sta davanti o, in tanti casi, dietro... Ansimante. 
Quelle che sono le relazioni tra persone, sono ridotte ad una semplice interazioni tra membri maschili, niente di più. Trovo alquanto triste tutto ciò. 
Quello che troppo spesso viene a mancare è l'integrazione umana, sostituita troppo spesso da grindr. 
Nome sicuramente interessante, tenendo conto di cosa indicava tempi addietro. Tempi in cui il sottoscritto non era neanche un sogno nella testa di due giovani invertiti, due giovani ragazzi etero, mia madre e mio padre. 
L'altra sera ero in Milano City, pieno centro, all'Elephant, seduto al bancone in compagnia di un mio amico, mi raccontava di come fosse incinto. Natale termine della gravidanza della mamma surrogato. 
Lui single, troppo cinico per avere un compagno fisso, io single da lunedì. 
È entrato distrattamente sulla divina chat ed ecco una messaggio.... 

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Da: J 

Ciao, piacere Luca, molto carino il ragazzo con te al bancone... Siete fidanzati?

Da: A
 
No, è un mio amico...

Da: J 

Perfetto, gli dici di entrare su gr che gli scrivo... Mi ispira un sacco sesso... Mmmm...

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Al che, quello che la mia mente si è fatta una domanda molto semplice: Va bene che fuori solo fottere, ma il locale è vuoto, piuttosto che sperare che entrò in quella bolgia infernale, alzare il tuo muscoloso fondoschiena e venire al bancone a rivolgermi la parola no!?!? 
Effettivamente troppa fatica. 
Grindr, la nuova via più veloce di comunicare con altri portatori sani di pene. 
Andrà a finire che, nei prossimi anni, anche tra partner, uno davanti all'altro, ci si parlerà solo attraverso una stupida chat malfunzionante. 
Però, pensare che non esista altro nel mondo gaio, sarebbe limitante. 
Effettivamente, negli ultimi mesi c'è stato Lui, il mio gigante buono, anche se solo per un brevissimo respiro di vita. 
Una persona complicata, come piacciono a me le persone del resto... Complicate, incasinate, malridotte, con le ossa rotte e il petto squarciato... Come il sottoscritto. 
Probabilmente, mi piace questa tipologia di ragazzo perché, nella parte più inconscia di me, spero mi possa comprendere un poco. Quel minimo che basti per permettergli di non bollarmi in automatico come altezzoso-fuori-come-un-balcone snob. 
Lui era... Lui era lui. 
Mi ha scritto pure Lui in quella bolgia da due soldi... Pensavo fosse uno come tutti gli altri. Si esce, ti offro da bere e tu ti fai scopare. Niente di più niente di meno. 
Una uscita come tante ve ne sono state in passato.  
Una serie di brevi momenti di ebrezza, per poi sentsi vuoti. 
Alla fine, ogni uscita da una sera, da una botta e via, non sono niente di più:  un breve istante in cui ci si senti completi, in cui il senso di vuoto che si ha dentro viene occupato da qualcuno. 
Un momenti per l'appunto.
Un momento che scorre via veloce, per poi lasciare di nuovo spazio al vuoto. 
Come mi ha scritto Lui, prima di lasciarmi, "ti ho conosciuto con le lacrime agli occhi..." 
Ed è stato così il nostro primo appuntamento, il penultimo giorno di dicembre, una serata passata a chiaccherare di cose serene e tranquille e di cose tristi, anzi, diverse. 
Non credo esista davvero un'avvenimento triste o infelice nella vita di un'uomo. A modo loro, tutti i momenti sono felici, poiché ci lasciano qualcosa, un segno, una cicatrice che ci cambia e ci permette di evolverci. 
Da quella sera abbiamo iniziato ad uscire. In lui, nel gigante buono, ho conosciuto una delle persone più dolci, insicure è complicate che abbia mai incontrato. 
Ti corro il nostro primo mezzo bacio... Sulla porta di casa mia, dopo una sera a Milano. 
Timidamente ga appoggiato le sue labbra su metà delle mie. È stato del tutto inaspettato e dolce... Non è stato il primo bacio, ma aodo suo, dopo quella terza uscita, voleva dirmi che gli interessavo. 
Il primo bacio, quello vero, è arrivato solo al quinto appuntamento, in macchina, dopo l'ennesima serata insieme. 
Ricordo che fu lui a baciarmi, combattendo contro la timidezza che lo contraddistingue, in modo timido. Solo quando si è reso conto che ardevo dal desiderio di quel bacio si è lasciato andare, sfiorando il mi corpo, sotto i vestiti, con carezze. 
Lui, la persona più complicata che conosca, più di quanto lo sono io.  
Un ragazzo che trent'anni li ha solo sulla carta di identità, pieno di paure, di complessi, di squarci. 
Quando ci mettevamo a parlare, delle cose serie, di quelle che tanti definiscono drammatiche, i suoi occhi del volere del cielo si velavano di lacrime amare, causate dal dolore che provava. Anzi, che prova. 
"Non ce la faccio, ti prego parliamo d'altro..." 
Mi sussurrava tutte le volte, sconfitto dalla paura di aprirsi e dal dolore. 
Cambiavi argomento con una battuta ironica, tutte le volte, ma in realtà avrei voluto e dovuto stringerlo forte, dargli un bacio e dirgli sottovoce che tutti siamo fragili, che tutti soffriamo, che in un modo i nell'altro prima o poi le cose vanno meglio. Non ho mai fatto nulla di tutto ciò... In quei monenti, lui girava il viso, si allontanava da me. 
Aveva paura di farmi vedere il suo dolore. 
Di me, non riusciva a fidarsi, sono un ragazzo, sono finocchio... Il tipo di persona che lo aveva fatto soffrire nei momenti peggiori della sua vita. 
Un metro e novantasei di ragazzo, una montagna, tanto fragile, fatta a pezzi da persone che, personalmente, reputo orrende pur non conoscendole. 
Nella sua fragilità, ben nascosta dietro una frivolezza tipica delle bionde per convenzione, sapeva essere la persona più dolce e più bella che ho mai incontrato. 
Un bacio, un suo bacio, sapeva risvegliare in me quella dolcezza, quella fiducia nel genere umano, che ho seppellito anni fa. 
Mi baciava, dove nessuno aveva mai osato.... Incominciava sempre dalla labbra e, bacio dopo bacio, finiva per toccare le cicatrici sul collo, quella sulla schiena, sotto il collo, quelle sulle mani. Mi faceva sentire accettato, nonostante quei segni che solitamente ripugnano. Non si rendeva nemmeno conto di farlo. 
Le baciava in automatico, come se per lui fosse la cosa più ovvia, la parte migliore di me, esteticamente parlando.
Poi, un tiepido lunedì di aprile, mi ha lasciato andare. 
Io non volevo andarmene, avrei voluto urlare quella sera, quella mezz'ora a girare in auto q caso. 
Avrei voluto chiedergli perché. 
Avrei voluto sapere cosa fosse cambiato nel giro di un giorno. 
Non lo feci. 
Gli dissi solo che io non potevi contringerlo a rimanere, che avrebbe dovuto fare il meglio per se stesso e che, se il meglio era quello, me ne sarei andato così com'ero arrivato. 
Gli diedi un bacio sulla guancia, e scesi dalla macchina. 
Non arrivai nemmeno al cancello di casa che scoppiai a piangere. 
È stata una settimana orribile... Che la sera tornassi tardi o meno, non andavo a letto prima delle sei. Avevo il terrore di chiudere gli occhi e sognare. 
Sognavo lui... Tutte le notti o, meglio, le due ore che dormivo. 
Ricordo ancora l'anerezza che sentivo in bocca, la mattina, controllando il telefono è rendendo mi conto che era stato solo un sogno, che non era tornato. 
Non riesco ancora a capire se era una sofferenza peggiore sognarlo e sapere che non sarebbe più stato mio o rendermi conto che era tutto un fugace sogno. 
Poi, dio una settimana, eccolo li. 
Richieste d'amicizia su fb. 
Non sapevo se accettarla o meno, non sapevi cosa fare. 
Acettai e gli scrissi, fu un sollievo totale. 
Lo scambio di messaggi durò ore, durante le quali ci fossimo di tutto.  
La rabbia su trasformò in un tenero sorriso nello scoprire che mi aveva lasciato andare perché pensava fossi infelice con lui, perché pensava che lui non mi faceva star bene. 
Non aveva capito nulla...
Probabilmente, pensava che io cercassi in lui io mio nido sereno, il mio angolo di paradiso, ma la serenità e la tranquillità annoia. 
Lui, con la sua intricata psiche, era una tempesta... La mia tempesta perfetta. 
Quella capace di metterti in gioco. 
Quella capace di metterti in gioco. 
Quella capace di cambiarti, quella capace di renderti migliore.