mercoledì 19 dicembre 2012

Buon compleanno a me... The revenge!!

20 Dicembre 2012. 

Come in uno di quei sogni che tolgo il respiro, tutto quanto mi é sembrato così surreale e così vivido al tempo stesso, tutto é successo così in fretta. Tutto mi è sembrato così vivido al punto che, tutto quello che ho vissuto fino ad oggi, é vero, è così reale e tangibile.
Senza che anche me ne accorgessi, sono passati già sette lunghissimi mesi, ormai quasi un'anno da quando il mio cammino si scontrò violentemente con quello del mio adorato. Oggi, in un batter d'occhio, sono già passati sette mesi, sette lunghissimi mesi.


20 Maggio 2012. 

Mi sembra ieri che ero seduta, tutta sola, in quella sala d'aspetto dell'ospedale. Sola ed assolutamente e completamente inconscia di cosa fossi.
Io me ne stavo là, ferma, immobile, ad aspettare qualcuno o che accadesse qualcosa, ma non sapevo chi o cosa aspettassi. Aspettavo e basta.
Ricordo molto bene quel giorno, o meglio, quella notte di sei mesi fa. Portarono un ragazzo con globuli bianchi, piastrine ed emoglobina sotto i piedi; era svenuto, la notte prima, senza che nessuno in casa se ne accorgesse. Aveva il corpo ricoperto di petecchie, lividi, gli sanguinavano le labbra e le gengive, eppure era così bello. Guardandolo, pensavo fosse lì per incontrare una mia cara amica, carina, simpatica, solare, a cui piaceva molto divertirsi. Una ragazza che come molte sue sorelle, invidiavo moltissimo, perché loro sapevano chi fossero, sapevano come si chiamavano, anche se mi assomigliavano tanto. Io non lo sapevo allora, in cuor mio speravo di essere come loro, perché almeno avrei saputo chi ero, cosa facevo su questo mondo, avrei avuto la certezza che ero su questo mondo per incontrare qualcuno. Guardandolo, pensavo fosse in quel luogo per incontrare la mia amica HIV!!
Osservai quel ragazzo da lontano a lungo, mentre gli bucavano il suo magro braccio destro per l'esame del sangue, mentre lo facevano sdraiare sul lettino per fare l'elettrocardiogramma, mentre lo tempestavano di domande di routine, semplici ed imbarazzanti al tempo stesso.
"Usi il preservativo?"
"Hai sempre fatto sesso protetto?"
"Ma... Sei vergine?!?"
"Hai fatto uso di droghe e stupefacenti vari?!?"
"Usi qualche farmaco in dosi massicce?!?"
Allora non lo sapevo, ma menti spudoratamente rispondendo con un freddo e secco "NO" a tutte le domande... Mentì. Aveva diciannove anni e negli ultimi quattro di cose ne aveva combinate, tante, forse, troppe.
Finita definitivamente la visita, gli dissero di accomodarsi pure nella sala d'attesa mentre aspettava il risultato dei vari test, delle varie analisi.
Fu allora che accadde. Fu allora, che accadde qualcosa che segnò profondamente la mia vita, la sua, quella di entrambi. Fu allora, che capì che era lì solo per me, era lì per incontrare me anche se non lo sapeva, anche se sarebbe accaduto senza che lui ne fosse cosciente.
Mentre camminava verso una delle sedie della sala d'aspetto, io mi alzai in piedi e, senza volerlo, ci scontrammo , spalla contro spalla. Dopo qualche secondo, senza accorgermene, mi ritrovai sdraiata sul pavimento a guardarlo dritto negli occhi... Era l'unico che da tempo riuscì a vedermi, per gli altri esseri umani io non esistevo, ero invisibile, passavano per quella sala senza neanche rendersi conto che là c'ero anch'io. Ma non lui. Fú il primo, fu l'ultimo, che ricambio davvero il mio sguardo.
Io, per lui, ero qualcosa di reale, di tangibile. Lui mi stava guardando dritta negli occhi, con quel suo sguardo allegro, gioioso, allegro, solare e spensierato. Rimassimo a terra per qualche secondo, poi, senza neanche presentarci, ci alzammo e mi tese la sua piccola mano. Non ci pensai due volte, la presi e la strinsi forte nella mia.
Passammo la notte insieme, sdraiati l'uno accanto all'altra su un lettino del pronto soccorso, non chiudemmo occhio, rimasimo in silenzio a guardarci negli occhi.
La mattina dopo, senza che gli lasciassi mai la mano, lo trasferirono a Monza, all'ospedale SanGerardo, con una sola spiegazione:
"Noi qui a Paderno, non abbiamo un reparto di ematologia, ti trasferiamo lì perché è vicino ed é uno dei migliori a livello europeo. Inoltre, non sappiamo chi sia la tizio che é entrata a fare ufficialmente parte della tua vita... Potrebbe essere la Mononucleosi o qualcuna di piú seriosa come la Leucemia o un'HIV. Dopo qualche esamino, te lo diranno a Monza.
Grazie, arrivederci e speriamo di non vederla più!"
Arrivammo a Monza a metà mattinata. Arrivammo con molte domande e ben poche certezze... Lui era il mio principe; io, per lui, non sapevo cosa fossi. Forse pensava che fossi una comune HIV, una come tante altre, una della massa. Invece, dopo qualche giorno di ricovero, svariate analisi del sangue, test per vari virus, una biopsia ossea e un'accurato aspirato al midollo osseo, venne fuori l'inaspettato, venne fuori qualcosa che nemmeno io potevo prevedere.
Eh no, non lo ero, nonostante ne fossi quasi convinta. Non avevo un normalissimo e massificato nome come HIV!! Ne avevo, ne ho, uno più uniche raro... Anemia Aplastica Severa!! Nonostante la mia quasi certezza, io avevo sempre saputo, nel profondo di me stessa, che in realtà sono qualcosa che sulla terra appare raramente e, per questo, bello e perfetto nella mia unicità!!
Piansi, anche il ragazzo, il mio bellissimo ed unico Narciso, pianse tanto quando glielo dissero... Pianse perché anche lui era contentissimo che non fossi una come l'HIV, io ero come lui. Ero qualcosa di raro, bello, che in pochi capiscono e in pochi amano... Insomma, credo pianse per quello!! ;D
20 Dicembre 2012. Comunque le cose siano andate quel giorno, oggi, è di nuovo il mio complemese... Tra un coma, una trasfusione e un'esame del sangue, con la bella Chiara come sottofondo musicale di questa stellata notte innevata, festeggio il mio settimo mese nella vita di Narciso... Perché io è lui siamo una sola cosa, come due battiti di uno stesso cuore, due respiri di uno stesso organismo. Perché, anche quando perdiamo ogni speranza, quando ci troviamo soli in un luogo privo di ogni speranza, persi nel buio della notte, prima o poi arriverà sempre qualcosa o qualcuno che porterà luce nell'oscurità della nostra vita.