mercoledì 6 febbraio 2013

Tumultuous Anger ✌✌

5 febbraio 2013.
Dicono che un'immagine, una foto, un quadro, valga più di mille parole vergate su un foglio di carta o dette ai quattro venti, cullate da una leggera brezza di primavera in anticipo.
Dicono che le parole, non sono altro che suoni senza senso, dolci e vuoti, pronunciati in sospiri vuoti, senza significato.
Eppure, le parole sono le uniche cose che riescono a dire tutto, che riescono a raccontare ogni cosa, sono le uniche brevi aperture sull'anima di una persona.
Scegliere un vocabolo o un'altro, descrive alla perfezione la parte più nascosta di tutti, mostra le sfaccettature più impercettibili del carattere di una persona.
Quella sera, probabilmente, avrei dovuto farmi gli affari miei, aspettare che Narciso andasse a letto e, nel buio più totale, sdraiarmi accanto a lui ed addormentarmi, cullata dal lieve suono del suo piccolo cuore pulsante... TUM ... TUM... TUM... TUM... Poi il silenzio di un profondo sonno.
Eppure, dopo essere rimasta ad ascoltare quel dolce suono per qualche secondo, decisi che non avevo sonno abbastanza per chiudere gli occhi e dormire.
Ero agitata, ogni fibra del mio essere urlava al mio cervello che non voleva dormire, che era più che sveglia, che avrebbe avuto le forze per distruggere il mondo intero se lui avesse voluto. Basta un'ordine, e il mio corpo intero di sarebbe messo in moto per fare qualsiasi cosa.
Quella mattina, sola in casa, ero rimasta a letto fino a tardi e, pur essendo molto tardi, di sonno non ne avevo proprio quella sera.
Sveglia, totalmente ed indiscriminatamente sveglia.
Mi alzai con calma e mi misi seduta sul letto accanto al Bel Addormentato, attenta a non far rumore, a non muovermi troppo, a non combinare uno sei miei soliti disastri di proporzioni innaturali, troppo esagerato per succedere davvero.
Mi guardai intorno qualche minuto scrutando l'ambiente attorno a me che, poiché i miei occhi si erano abituati alla quasi totale assenza di luce, vedevano il mondo in tonalità di grigio scuro stinto.
Allungai la mano verso la cornice di legno scuri del letto e, incerta, afferrai quella che mi sembrava essere la luce portatile da libro e la portai il più vicino possibile agli occhi per capire se lo fosse...
"Cazzo- pensai - è il cavo dell'iPhone che il rimbambito si è dimenticato di mettere in carica!"
Mi misi a fissare ancora lo scuro legno, sperando che ci fosse appoggiata anche la luce che stavo cercando, ma nulla. Non era li!
Allungai una gamba e poi l'altra verso il pavimento; prima un piede e poi l'altro; in men che non si dica, mi ritrovai in piedi sul freddo pavimento in tek della camera di Narciso, della nostra camera, a camminare in punta di piedi verso il tavolino a fianco della libreria...
"Ecco- dissi a me stessa come una pazza, e lo sembravo davvero camminando nel buio totale e parlando da sola, come una psicopatica- adesso che gli ho messo in carica il telefono posso cercare la benedetta lucina facendomi luce col telefono! Sono un genio del male"
Presi in mano il cellulare, immemore che li avessi attaccato al caricabatterie, e incomincia a camminare verso la scrivania. SPAC... Il telefono, tirato dal cavo, mi Cade per terra, a schermo in giù, e io caddi con lui come una deficiente!
A terra, dolorante, con un'enorme lividi dove non batte il sole, ci Rimasi per qualche secondo, immobile, per assicurarmi che Lui non si fosse svegliato.
Stanca di questa follia, che faceva tanto film di quart'ordine, presi il telefono, lo staccai, mi feci luce fino alla scrivania, afferrai quel che volevo leggere e mi diressi in tutta verso la porta. Ci mancò pochissimo che non mi schiantai contro la porta scorrevole in cristallo semiaperta.
Accesi la luce della sala, mi sdraiai sul domani ad angolo in pelle bianca e incominciai a leggere con calma le pagine ingiallite che mi stavano davanti agli occhi, vergate in una quasi incomprensibile calligrafia:
"3 Febbraio 2013. Guardarmi allo specchio, spesso, anzi sempre è il solo modo che ho per rendermi conto davvero che tutto è già successo, che non è stato un sogno, è stato reale.
Mi guardo, la linea che disegnano le sopracciglia sulla mia fronte, il colore corvini dei miei capelli, la loro consistenza, la loro forma, il loro naturale taglio.
È cambiato tutto, sono cambiato io, è cambiata la mia vita, in modo radicale, irreversibile forse.
Non me ne sono reso conto.
È successo e basta.
Un'anno e tutto è cambiato. Io, te, noi.
Noi, un qualcosa che credo non esista più, e se anche esistesse ancora, sarà per poco.
Nella vita tutto cambia, come me del resto, e si va avanti, senza guardarsi alle spalle, lasciandoci le zavorre che ci porterebbero a fondo indietro, nel dimenticatoio, nel passato.
Non è cattiveria, non è che non voglia che non esista un noi, non è che non ti voglia nella mia vita; ma hai fatto l'unica cosa che non potrò mai davvero perdonarti, che mi ha ferito fin nel profondo.
Quello che più mi ha ferito però, sono state le scuse e le giustificazioni che hai trovato, parole vuote, che non si sono mai tradotte in gesti, in azioni o in qualcosa. Qualsiasi cosa.
Sono stanco, dei silenzi, delle urla, delle parole, delle scuse e delle giustificazioni.
Cresci, tira fuori quelli che chiami coglioni.
Perché tutto ciò è destinato, or ora, a morire sotto il peso del passato, di un libro che si chiude per sempre."
Era la mia lettura preferita, il suo diario. Lo era perché parlava di lui, lo spogliava di tutte le maschere e le mattina di metteva addosso per uscire di casa.
Le parole, per quanto lo riguardava, erano tutto ciò di cui chiunque avesse bisogno per capirlo.
Dietro quelle poche righe, non ci vidi un'animo triste e stanco, ci vidi una persona arrabbiata, che gioiosamente ardeva del fuoco della rabbia più pura, mischiata ad una nota leggermente ironica.
Amavo vederlo e sentirlo arrabbiato, perché la rabbia e l'odio sono gli unici due sentimenti che sanno tirare fuori i lati più nascosti delle persone, quelli che di giorno, davanti agli altri, tutti cercano di nascondere.
Tornai a letto, soddisfatta, leggermente divertita dallo stato d'animo tumultuoso che smuoveva fin dal profondo Narciso, che li faceva essere più cattivo con le persone, che lo faceva essere così divertente.

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