sabato 14 giugno 2014

#Rain

14 Giugno 2014.

Piove... Seduto sull'amaca in veranda, respiro a pieni polmoni l'odore del terriccio bagnato, dell'erba umida, delle goccie che cadono a terra. 
Ne sento il rumore, lieve, come un ticchettio frenico, caotico, fatto di piccoli tic che si rincorrono veloci, come se volessero prendersi l'un l'altro. 
Piove. 
Piove, come accade ogni altro giorno di pioggia. 
Cammino, lentamente, con i piedi scalzi, nel vialetto di casa. 
Le goccie mi scivolano addosso, bagnandomi, veloci, come fossero impalbili, immateriali. 
I piedi, li sento umidi, freschi, cone se fluttuassero su uno specchio d'acqua, opaco, scuro, imperscrutabile. 
Cammino e penso, guardando l'acqua penetrate nelle crepe del telefono. 
Lacrime. 
Tristezza. 
Disperazione. 
Buio smarrimento. 
Sono le prime cose che verrebbero in mente a chiunque, in una giornata piovosa. 
Eppure, non riesco a capire il senso di quelle associazioni mentali. 
Amo la pioggia. 
Amo il suo odore. 
Amo il suo colore. 
Amo quel grigio sporco di cui si tingono le nuvole. 
Penso alla pioggia e niente di più meraviglioso e stupefacente mi viene alla mente.
Uguaglianza. 
Sotto la pioggia, non importa chi o cosa sei. 
Che tu sia etero o gaio. 
Che tu sia maschio o femmina. 
Che tu sia uomo o bestia. 
Sotto la pioggia, tutto e tutti si bagnano, allo stesso modo, indistintamente. 


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