Ripenso al mio nido familiare fatto di cadaveri, di fantasmi, fatto di gente di gente che in modo metto e definitivo ha deciso di chiudere, di esclissarsi, di sparire dalla mia vita.
Crescere, in questo denso sfondo di dolorose gioie, è stato un gioco altalenante, come un pendolo, facile e divertente a modo suo.
Crescere, mi ha portato a diventare una pedina cinica, distaccata, che guardava al mondo con una risata beffarda sul volto in un turbine di piena impassibilità.
Guardavo agli altri, le loro storie smielose, e mi chiedevo quanto sciocchi fossero a credere un qualcosa di effimero, inconsistente, mistificatore.
Crescere, con alle spalle un manipolo di persone che avevano deciso di chiudere con il loro stesso nipote, mi ha portato a non fidarmi degli altri. Mi ha portato ad erigere un muro, alto, impenetrabile.
Il mondo mi guardava, e vedeva il ragazzo frivolo, snob, del tutto superficiale.
Il mondo guardava il freddo castello, senza mura ne porte, nel quale avevo spontaneamente deciso di vivere.
Il mondo guarda quel castello ancora oggi.
Mi hai chiesto perché.
Perché con te sono in un modo, mentre al mondo regalo solo il mio freddo e vitreo palazzo.
Ogni arco, ha la sua chiave di volta.
Ogni edificio, poiché in ogni caso frutto del lavoro e della fatica umana, ha la sua pietra messa male, posizionata nel modo sbagliato.
Ogni castello si assesta, nelle sue eterne pareti si disegnano imperturbabili crepe che, se trascurate, lo fanno decadere, crollare.
Tu sei stato tenace, hai rotto il silenzio, hai trovato il punto debole nelle fredde pareti, hai provato a guardarmi dentro, senza timore, scrutando le ferite, osservandole, accarezzandole.
Hai deciso di andare oltre, alle volte di mostrarmi le tue di ferite, di dolori, di dispiaceri.
Sei entrato, attraversando stanza dopo stanza... Sei ancora li dentro, anzi, qui dentro.
Giorno dopo giorno, hai deciso di scoprire e studiare le stanze che formano il palazzo.
Hai deciso, nonostante sei conscio che quelle più oscure, di stanze, non le hai nemmeno intraviste.
La differenza tra te e il mondo sta qui.
In una semplice decisione.
Nella decisione cruciale.
Il mondo, non ama i silenzi, i freddi individui, i loro modo strani.
Preferiscono bollate il castello come "snob, diva, con la puzza sotto il naso!"
Quello che mi chiedo, è perché si è soliti additare in questo modo qualcuno, con un no secco. Decidendo a pelle che quell'individuo, io stesso, non sia da conoscere.
Sua qualcosa di cattivo, da evitare.
Mi chiedi con quale diritto.
Mi chiedo se non sia più snob decidere di non conoscere qualcuno, decidere che non lo soportiamo a priori.
Del mondo, degli esseri umani, non mi sono mai fidato.
Negli "altri" non ho mai riposto per davvero la mia fiducia.
Quello che ho sempre detto a me stesso è che se mi avevano abbandonato coloro i quali dovevano amarmi per paradigma, come potevamo amarmi per davvero giù altri? Come avrebbero mai potuto non usarmi e buttarmi via?
Ho imparato a vivere solo, nel mio castello, amando davvero solo me stesso e poche altre persone, alle quali ho concesso di visitare qualche sala... Solo qualcuna, a mia scelta.
Per il resto, gli altri hanno sempre visto le mura esterne, le alte e maestose mura che racchiudono al loro interno un'immenso e del tutto personale mondo.
Usare, è sempre stato meglio che essere usati.
Stronzo... È diventata la definizione che mi ga caratterizzato, che ho amato, che ho sempre preso come complimento.
25 Gennaio 2015.
Sono passati mesi da quando ho pubblicato l'ultimo post, l'ultima pagina di questo confuso diario senza una apparente logica di fondo.
Fa un certo effetto prendersi del tempo per tornare alle vecchie abitudini... scrivere.
Leggere le parole vetrate mi fa pensare.
Nel corso di questi mesi le cose sono cambiate.
Mentre scrivevo le parole soprastanti era estate, il caldo si sentiva nell'aria, la mia vecchia vita da liceale era giunta al termine e una nuova storia stava iniziando.
Una storia... Una storia sulla quale ho deciso di scommettere nonostante metà del mondo vi recava contro.
Sono passati circa sette mesi da allora, il "forse noi" é diventato un noi, stabile, certo.
L'incetezza sul mio futuro che caratterizzava la mia estate, non c'é più. Ho una storia stabile e l'universita é iniziata.
Non ho mai avuto una vita cosi frenetica, eppure é solo l'inizio.
Vedremo come continuerà questo romanzo chiamato vita solo vivendo.
25 Gennaio 2015.
Sono passati mesi da quando ho pubblicato l'ultimo post, l'ultima pagina di questo confuso diario senza una apparente logica di fondo.
Fa un certo effetto prendersi del tempo per tornare alle vecchie abitudini... scrivere.
Leggere le parole vetrate mi fa pensare.
Nel corso di questi mesi le cose sono cambiate.
Mentre scrivevo le parole soprastanti era estate, il caldo si sentiva nell'aria, la mia vecchia vita da liceale era giunta al termine e una nuova storia stava iniziando.
Una storia... Una storia sulla quale ho deciso di scommettere nonostante metà del mondo vi recava contro.
Sono passati circa sette mesi da allora, il "forse noi" é diventato un noi, stabile, certo.
L'incetezza sul mio futuro che caratterizzava la mia estate, non c'é più. Ho una storia stabile e l'universita é iniziata.
Non ho mai avuto una vita cosi frenetica, eppure é solo l'inizio.
Vedremo come continuerà questo romanzo chiamato vita solo vivendo.
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